L’ex campione del mondo della Ferrari sarebbe stato trasferito all’Ospedale Georges Pompidou di Parigi per essere seguito dal prof. Philippe Menasché, da molti ritenuto un esperto di terapia cellulare
C’era solo un nome che poteva rubare spazio al novantesimo compleanno della Scuderia Ferrari e alla splendida vittoria del giovane Charles Leclerc nello scorso Gran Premio di Monza. E il nome è Michael Schumacher. L’indimenticato sette volte campione del mondo della Ferrari vittima, nel 2013, di un terribile incidente sugli sci mentre era in vacanza con la famiglia sulle Alpi francesi che da allora versa in gravissime ma - sembra - stabili condizioni di salute. Non si sa nulla più di questo sul suo conto. La famiglia non ha mai, giustamente, lasciato trapelare notizie sul reale stato di salute del campione tedesco e, forse anche per questa ragione, ha suscitato un certo clamore mediatico il rapido diffondersi della voce di un suo trasferimento presso l’Ospedale Georges Pompidou di Parigi - lo stesso in cui il neurologo Guillaume-Benjamin-Amand Duchenne de Boulogne ha descritto la distrofia che porta il suo nome - per essere sottoposto a una misteriosa cura a base di cellule staminali. Notizia riportata in modalità tam-tam su tantissimi quotidiani e testate giornalistiche in questi giorni. Ma cosa c’è di vero in questa vicenda?
Come riporta l’Ansa Le Parisien è il giornale che per primo ha dato la notizia dell’arrivo di Schumacher nella capitale francese, scatenando un susseguirsi di notizie in tutto il mondo, e che continua a fornire particolari su visite di amici e sul fatto che sia in uno stato cosciente. Una premessa è d’obbligo. Non si conosce il reale quadro clinico di Michael Schumacher e questo rende complesso immaginare a quale tipo di trattamento possa essere stato sottoposto. “Il primo punto fondamentale è che non si può dire nulla riguardo a questa vicenda perché non conosciamo la natura delle cellule staminali somministrate a Schumacher” - afferma Giulio Cossu, professore all’Università di Manchester in Gran Bretagna. “È possibile che il paziente sia stato sottoposto a infusione per via endovenosa di cellule staminali mesenchimali eterologhe dal momento che non c’era il tempo di preparare le cellule autologhe. Questo conduce alla rapida distruzione delle stesse cellule per azione del sistema immunitario e dei macrofagi del polmone”.
A parte la possibile natura delle cellule staminali usate pare che quella della scorsa settimana fosse la terza visita di Schumacher all’ospedale parigino e stavolta, poche ore dopo il suo arrivo, è trapelato il nome del prof. Philippe Menasché, sessantanovenne cardiologo sperimentale diventato noto a livello internazionale sul fronte della terapia cellulare in ambito cardiaco per aver eseguito il trapiantato di cellule muscolari scheletriche nel cuore di alcuni pazienti. Non tutti i trapianti sono però andati a buon fine.
In un’intervista rilasciata all’Agenzia Giornalistica Italiana il prof. Giulio Pompilio, vicedirettore Scientifico del Centro Cardiologico Monzino IRCCS e Delegato Alternate per l’Italia al CAT (Committe for Advanced Therapies) dell’EMA, forte della sua conoscenza del prof. Menasché e del suo lavoro sulle cellule staminali, ipotizza che “nel caso di Schumacher l’intervento riguardi l’area neurologica anziché quella cardiologica”. Sempre secondo AGI, infatti, l’attività di ricerca di Menasché si divide tra l’ambito cardiologico e quello neurologico, con l’impiego di cellule mesenchimali con proprietà anti-infiammatorie nel rafforzamento del sistema immunitario.
Difficile però fare ipotesi più precise su quale tipo di terapia cellulare sia sottoposto Schumacher, non esistono pubblicazioni scientifiche sull’utilizzo di staminali su persone che si trovano in condizioni cliniche simili all’ex pilota di Formula1. “Il solo fatto che la notizia sia arrivata ai giornali prima di una comunicazione scientifica, senza nemmeno un comunicato stampa e in mancanza di uno studio clinico completo, pone però un’ombra di sospetto sulla vicenda”, commenta Cossu. “Le comunicazioni ufficiali servono per verificare la natura dello studio. Qui, invece, si è cavalcato il clamore mediatico e presto inizieranno le richieste dei familiari di pazienti in condizioni simili. L’unica cosa certa è che non siamo in grado di dare alcuna informazione precisa riguardo le condizioni di Schumacher, la terapia che gli sarebbe stata somministrata e, soprattutto, i risultati da essa prodotti”.
È quindi chiaro che ogni notizia sul suo conto e sulle probabili terapie somministrategli va considerata con cautela e moderazione.