La comunità scientifica si divide in merito alla decisione delle autorità giapponesi di dare l’ok all’immissione in commercio
Mentre il dott. He Jiankui a fine novembre annunciava la nascita di due gemelline dal DNA modificato, in Giappone veniva approvata la prima terapia a base di cellule staminali mesenchimali per la terapia delle lesioni spinali. Una notizia che sorprende e fa discutere. L’Oriente sembra muoversi a velocità doppia rispetto all’Occidente sul fronte di alcune terapie avanzate quali terapia cellulare ed editing genomico, con tutti i rischi che da ciò consegue.
Se molti sono preoccupati dall’eccessiva accelerazione dei cinesi, che nel tempo hanno mostrato serie lacune sul fronte etico, il salto (nel buio) terapeutico giapponese non può che creare diffidenza.
Quello che le autorità governative hanno approvato è il primo trattamento a base di cellule staminali mesenchimali che sarà impiegato per la cura delle lesioni del midollo spinale e sarà disponibile sul mercato entro la fine dell’anno in corso. Secondo le parole del dott. Masanori Fukushima, al vertice del Translational Research Informatics Center, l’organizzazione governativa giapponese che sostiene questo progetto da oltre dieci anni, Stemirac – questo il nome della terapia – costituisce una “rivoluzione senza precedenti nel campo della medicina e delle terapie rigenerative”. Parole che pesano. Non tutti, però, sono d’accordo con lui.
Le cellule staminali mesenchimali, come ben spiegato anche nel libro Curarsi nel futuro , sono ampiamente studiate per il trattamento di patologie quali la sclerosi laterale amiotrofica e il diabete oltre che testate come terapia di malattie dell’osso e in studi clinici per la rigenerazione della cartilagine. Su altri fronti il loro potenziale è ancora oggetto di analisi specifiche ed accurate. Per tale ragione il brusco balzo in avanti effettuato dai ricercatori del sol levante desta perplessità. Alcuni specialisti, sia nel campo delle cellule staminali che in quello delle lesioni spinali, affermano che l’approvazione giapponese potrebbe essere prematura. Alcuni, addirittura, dubitano che la progettazione dello studio clinico che ha fatto da base per questa clamorosa decisione sia solida.
Il punto di debolezza che più è balzato allo sguardo degli specialisti è che lo studio clinico non fosse in doppio cieco. Normalmente, nei trial clinici in doppio cieco, né gli sperimentatori, né i pazienti sono a conoscenza delle condizioni di sperimentazione. In termini pratici, i soggetti arruolati vengono assegnati casualmente o al braccio di trattamento o a quello di controllo e nemmeno i medici sanno se un determinato individuo sia o meno incluso, per esempio, nel gruppo a cui viene somministrato il trattamento sperimentale. Ciò per evitare manipolazioni, giudizi tendenziosi e per studiare l’effetto placebo per il quale un soggetto, solamente per il fatto di essere al corrente di aver assunto un medicinale sperimentale potenzialmente risolutivo per la sua malattia, riporta effetti benefici. La valutazione dell’efficacia di un nuovo farmaco deve essere sempre oggettiva e mai inficiata dal soggettivismo del medico o del paziente. Senza uno studio in doppio cieco è difficile valutare l’efficacia a lungo termine del farmaco per poter affermare con sicurezza che i miglioramenti siano dovuti solo ad esso o non siano, invece, frutto di altre variabili.
La procedura messa a punto dal dott. Osamu Honmo, neurochirurgo della Sapporo Medical University, prevede l’estrazione delle cellule staminali mesenchimali dal midollo osseo del paziente. Queste vengono poi coltivate in determinate condizioni di sviluppo e indotte a moltiplicarsi. Honmo afferma che una quantità compresa tra 50 e 200 milioni di cellule è stata infusa per via endovenosa a 13 pazienti riportanti una recente lesione spinale. Secondo lo studioso giapponese, le cellule sono in grado di migrare e raggiungere il punto in cui il midollo spinale risulta danneggiato e, dopo aver ridotto l’infiammazione, promuovere la rigenerazione dei nervi trasformandosi in cellule nervose.
Ed ecco un’altra nota dolente: l’affermazione che le cellule staminali mesenchimali possano trasformarsi in neuroni suscita sgomento in diversi scienziati, come il dott. Bruce Dobkin, neurologo dell’Università della California, che dubita che ciò sia realmente possibile. L’ipotesi della “trasformazione” delle cellule staminali in cellule nervose non è nuova ma, con gli anni e gli studi, è stato possibile osservare che i miglioramenti prodotti, specie nel contrastare lo stato infiammatorio, siano dovuti più verosimilmente al rilascio di proteine ed altri fattori con effetti benefici più che ad un’autentica trasformazione in cellule nervose.
Honmo riporta che dei 13 pazienti che hanno ricevuto l'iniezione tra le tre e le otto settimane dopo l'infortunio e sono stati sottoposti a riabilitazione, 12 hanno mostrato un miglioramento di almeno un grado sulla Scala ASIA (American Spinal Injury Association Impairment) per la valutazione del livello di lesione midollare, del danno e della menomazione motoria e sensitiva. Sembra che la riduzione dell’infiammazione e la protezione dei neuroni superstiti sia la chiave del successo riportato da Honmo, il quale sottolinea come questo risultato confermi quanto già visto nei modelli animali. Rimane, tuttavia, aperta la questione della sicurezza. Il dott. Jeff Kocsis, neurologo dell’Università di Yale e per lungo tempo collaborator del dott. Honmo, definisce la ricerca interessante ma ricorda la necessità di proseguire con ulteriori e approfonditi studi di efficacia a lungo termine.
Tutti i pazienti trattati con Stemirac, sviluppato dall’azienda giapponese Nipro Corporation, saranno monitorati per un periodo di sette anni. Ma il punto è che, mentre in Europa e negli Stati Uniti questo tipo di trattamento riceve l’autorizzazione al commercio dopo anni di studi clinici condotti con rigore su un’elevata casistica di pazienti, la corsia preferenziale imboccata da Stemirac in Giappone potrebbe portare all’applicazione terapeutica, già entro pochi mesi, una terapia molto delicata, complessa e di cui si conosce ancora poco. Soprattutto, in riferimento ai possibili eventi avversi. Infatti, c’è il rischio che questa terapia dia luogo a pericolosi coaguali a livello polmonare. Le nuove biotecnologie promettono risultati straordinari ma necessitano dei giusti tempi e corrette modalità di valutazione. Il prof. Akifumi Matsuyama, specialista di medicina rigenerativa presso la Fujita Health University, richiama alla cautela nel valutare i risultati della sperimentazione clinica, sottolienando come gli esiti osservati possano essere stati dovuti al fatto che la somministrazione sia stata eseguita a poca distanza dal prodursi della lesione.
Le cellule staminali mesenchimali hanno sicuramente grandi potenzialità ma rappresentano ancora un punto di domanda come possibili terapie per diverse patologie. Le opportune valutazioni sull’efficacia delle terapie devono essere eseguite con metodo e criterio da personale esperto per evitare che un improvviso e significativo balzo avanti possa tramutarsi in un terribile passo falso.