Pubblicato uno studio che mette in luce i risultati di tre diversi trial per questa rara malattia. I dati confermano che la sicurezza ed efficacia della terapia sperimentale si mantiene fino a nove anni
Dinnanzi a una nuova terapia genica le aspettative sono sempre alte visto che punta alla possibilità di trattare in via definitiva patologie ancora prive di una cura. Ma la domanda che molti - e specialmente coloro che hanno il compito di valutare tali innovative terapie - si pongono è quanto a lungo durerà l’effetto di tali trattamenti. La risposta più bella sarebbe “per sempre” ma, trattandosi di una frontiera della medicina relativamente nuova e per lo più destinata a malattie che riguardano poche persone nel mondo, mancano spesso i dati a lungo termine. Per questo sono stati accolti con grande entusiasmo i risultati positivi, pubblicati sulla rivista Molecular Therapy, riguardo a nove anni di follow-up su pazienti trattati con una terapia genica sperimentale per il deficit di decarbossilasi degli L-aminoacidi aromatici (AADC).
LA TERAPIA GENICA PER IL DEFICIT DI AADC
Si tratta di una rarissima malattia genetica causata da mutazioni a danno del gene DDC che codifica per l’enzima decarbossilasi dell’aminoacido aromatico umano (AADC), che ha il compito di trasformare la levodopa in dopamina. Senza questo enzima l’organismo non è in grado di sintetizzare la dopamina e la serotonina a partire dai loro rispettivi precursori. Questo determina l’insorgenza di una serie di sintomi fra cui il rallentamento dei movimenti intenzionali del corpo (in gergo medico si parla di ipocinesia), la distonia e le crisi oculogire (movimento rotatorio del globo oculare), che possono avere cadenza quotidiana e producono vomito frequente e un senso di confusione capace di durare per ore. Con il tempo i pazienti affetti da deficit di AADC vanno incontro a una serie di problematiche fra cui la comparsa di infezioni respiratorie e i disturbi gastrointestinali. Questa patologia ha uno spettro di presentazione sintomatica molto ampio ed eterogeneo che spazia da forme più lievi fino a forme più gravi, con problematiche a livello fisico, mentale e comportamentale. Purtroppo, ad oggi non esiste una cura specifica e risolutiva. La presa in carico del paziente deve essere affrontata in maniera multidisciplinare, coinvolgendo sia specialisti del ritardo nello sviluppo, che della gestione delle infezioni e delle complicanze ortopediche e cardiache.
Nel tentativo di trovare un trattamento valido ed efficace i ricercatori si sono orientati verso la terapia genica: PTC-AADC (o eladocagene exuparvovec) - una terapia genica sviluppata da PTC Therapeutics e attualmente in fase di valutazione da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) - sfrutta le potenzialità di un vettore virale adenoassociato di tipo 2 (AAV2) per portare all’interno delle cellule del putamen (una specifica regione del cervello) una versione corretta del gene DDC. In questo modo viene ripristinata la produzione di dopamina e si ottiene un miglioramento della funzionalità motoria. In un primo studio clinico di Fase I/II con PTC-AADC, erano già stati osservati dati preliminari di sicurezza ed efficacia - pubblicati nel 2017 sulla rivista The Lancet Child & Adolescent Health - che hanno permesso di avviare un secondo trial di Fase II.
I RISULTATI DEGLI STUDI CLINICI
Lo studio apparso sulle pagine di Molecular Therapy riporta i risultati di efficacia e sicurezza dimostrati da tre diversi studi clinici e mette in luce due punti chiave: il primo è relativo al monitoraggio di una popolazione di 26 pazienti con deficit di AADC che ha completato un anno di osservazione, mentre il secondo è la determinazione dell’efficacia della terapia sul lungo termine in 11 dei 26 pazienti. I dati raccolti hanno mostrato miglioramenti neurologici e neuromuscolari trasformativi e duraturi che sono proseguiti per oltre 9 anni. Risale al 2010 la somministrazione PTC-AADC al primo paziente. Tutti i pazienti trattati con PTC-AADC hanno ottenuto il controllo del capo e alcuni sono stati in grado di stare in piedi, camminare e persino parlare.
“Questo è uno dei set di dati di follow-up più lunghi per qualsiasi terapia genica AAV-mediata e per la prima volta dimostra gli effetti a lungo termine che possono essere raggiunti con una terapia una tantum, la quale agisce per correggere un difetto genetico e ripristinare la produzione di dopamina”, ha affermato Riccardo Ena, Country Manager di PTC Therapeutics Italia. “Questi risultati e il loro significato per i bambini che vivono con questa patologia devastante e per i loro caregiver, sono per noi incoraggianti”.
Dopo il primo anno dalla nascita, i bambini con deficit di AADC di norma smettono di prendere peso, con gravi ripercussioni sul loro ritmo di crescita: i ricercatori hanno potuto osservare che a 12 mesi dalla somministrazione di PTC-AADC è stato osservato un aumento di peso in linea con le tabelle dell’età. Inoltre, nei bambini trattati è stato segnalata una significativa riduzione nella gravità dei sintomi associati al deficit di AADC, fra cui i disturbi dell’umore, la sudorazione eccessiva, l’instabilità della temperatura e le crisi oculogire. Ulteriore aspetto di non trascurabile entità è il significativo miglioramento, riportato dai genitori, nella qualità di vita dei caregiver che assistono quotidianamente i bambini malati. Un risultato molto significativo poiché, sebbene siano disponibili diversi test diagnostici per il deficit di AADC, la malattia rimane in gran parte non diagnosticata, rendendo così molto difficoltoso il compito di chi assiste questi piccoli pazienti.
La disponibilità di un test di screening associata ad una terapia capace di trattare in maniera radicale il deficit di AADC potrebbero infatti rivoluzionare la vita dei bambini malati e anche delle loro famiglie.