Un gruppo di esperti italiani ha messo a punto un sistema per selezionare i pazienti idonei per il trattamento. È stato presentato, insieme agli aggiornamenti sulla terapia genica, al Convegno ASH.
Buone notizie dagli Stati Uniti e precisamente da Orlando, in Florida, dove all’annuale Congresso dell'American Society of Hematology (ASH), sono stati presentati ulteriori dati incoraggianti sulla terapia genica LentiGlobin contro la beta-talassemia, approvata lo scorso giugno dall'Agenzia dei medicinali europea (EMA) lo scorso giugno con il nome commerciale Zynteglo. Proprio per non trovarsi impreparati all’arrivo di questa innovativa e costosa terapia in clinica, un gruppo di esperti italiani ha sviluppato un algoritmo per selezionare le persone affette da beta-talassemia trasfusione-dipendente (TDT) più idonee a ricevere il trattamento. Il documento, pubblicato dalla Società Italiana Talassemie ed Emoglobinopatie (SITE), è frutto di un'iniziativa auto-finanziata.
LentiGlobin
Chi è affetto da TDT ha valori ridotti di emoglobina a causa di una mutazione del gene della β-globina. Motivo per cui, per sopravvivere, queste persone sono costrette a continue trasfusioni di sangue, che possono portare anche a effetti collaterali. Come il sovraccarico di ferro che, se non trattato con terapia chelante per rimuoverne l’eccesso dall’organismo, si accompagna anche a danno a carico di numerosi organi. La biotech bluebird bio ha sviluppato la terapia genica LentiGlobin, per trasportare all’interno delle cellule staminali ematopoietiche del paziente stesso, copie funzionali di una forma modificata del gene della β-globina. In questo modo il paziente è potenzialmente in grado di produrre un’emoglobina derivata dalla terapia genica, in quantità tale da eliminare o ridurre notevolmente la necessità di trasfusioni.
Un trattamento a sei zeri
“Ma non potrà essere una terapia per tutti”, come ha ricordato Emanuele Angelucci, vice presidente della SIE (Società Italiana di Ematologia), direttore di Ematologia e Centro trapianti all'Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova, uno dei revisori del documento. “Non solo perché dei 5-6 mila beta-talassemici italiani la previsione è di circa 800 candidabili – continua Angelucci – ma anche perché per questo trattamento, che dovrebbe curare definitivamente la malattia, ci si aspetta un costo a 6 zeri”. La proposta infatti è intorno agli 1,5 milioni di euro a paziente, dilazionati in 5 anni, come riferisce lo specialista.
I criteri dell’algoritmo
Da qui l’idea dell'algoritmo che dovrebbe aiutare i clinici a selezionare con più facilità i candidati in possesso dei requisiti per la somministrazione della terapia. Oggi la LentiGlobin è approvata per i pazienti di età pari o superiore a 12 anni con TDT e con genotipo non β0/β0 (ovvero nei quali la produzione di emoglobina non è completamente assente), per i quali il trapianto di cellule staminali ematopoietiche (CSE) è appropriato ma non sia disponibile un donatore familiare di CSE con antigene leucocitario (HLA) compatibile. L’algoritmo suddivide i possibili candidati alla terapia genica in tre categorie: “Paziente con alta priorità; paziente valutabile, ma con riassestamento delle terapie in corso; paziente escluso”. Nel primo gruppo, rientrano i pazienti seguiti da un centro specialistico per emoglobinopatie, di età maggiore o uguale a 12 anni, ma inferiore a 65 e con genotipo non β0/β0. I “pazienti con alta priorità” sono eleggibili a trapianto allogenico, ma senza donatore HLA identico familiare (compatibile), non hanno sovraccarico significativo di ferro né danno d'organo e hanno una buona compliance ai trattamenti. Tra gli “ammessi con riserva” invece, ovvero il “paziente valutabile, ma con riassestamento delle terapie in corso”, rientra chi ha i requisiti richiesti per ricevere la terapia ma presenta sovraccarico di ferro, diabete non insulino-dipendente, cardiopatia lieve e/o reversibile, positività al virus dell'epatite C (Hcv-Rna positività). Saranno esclusi infine, le persone non seguite da una struttura specialistica, i minori di 12 anni o maggiori di 65 anni, chi ha un sovraccarico di ferro significativo e non gestibile e chi ha danno d'organo severo (cardiopatia, epatopatia, diabete insulino-dipendente, nefropatia, stato trombofilico positivo).
Gli ultimi dati sulla beta-talassemia
Intanto bluebird bio, sempre in occasione del congresso dell’ASH, ha presentato gli ultimi aggiornamenti sugli studi in corso e conclusi su Lentiglobin. In particolare nello studio di Fase I/II Northstar (HGB-204), ormai concluso, i risultati a lungo termine hanno mostrato fino a quattro anni di indipendenza dalle trasfusioni, valori stabili di emoglobina totale e concentrazioni di ferro di deposito diminuite. Mentre nello studio di Fase III Northstar-2 (HGB-207), attualmente in corso, il 90% (9/10) dei pazienti valutabili ha raggiunto l’indipendenza dalle trasfusioni, con livelli totali di emoglobina in media superiori a 12.2 g/dL (valore che rientra o si avvicina al range considerato nella norma) e crescita dei marcatori indice della produzione di globuli rossi sani. Infine il Northstar-3 (HGB-212), anch’esso in corso, ha riportato che il 100% (2/2) dei pazienti valutabili ha raggiunto l’indipendenza dalle trasfusioni.
E sull’anemia falciforme
LentiGlobin è al momento in studio anche contro l'anemia falciforme, malattia genetica grave, dovuta a una mutazione del gene della β-globina che induce una produzione di emoglobina falcifica anomala. Durante il convegno sono stati presentati gli ultimi dati relativi alla terapia genica sperimentale, che hanno mostrato almeno un 40% di emoglobina anti-falcemica sul totale di emoglobina, per i pazienti in trattamento da sei mesi e oltre. Dato che indica come i livelli di emoglobina anomala si riducano così come le complicanze associate. I risultati sono relativi al gruppo C dello studio di fase I/II HGB-206.