Dividat Senso

Uno studio clinico ha recentemente dimostrato che l’allenamento cognitivo motorio, basato su una piattaforma di gioco interattivo, aiuta a contrastare alcune forme di demenza

Le persone colpite da demenza manifestano una diminuzione graduale delle funzioni cerebrali, perdendo la capacità di ricordare, pianificare o relazionarsi in modo appropriato. Come se ciò non bastasse, anche le capacità motorie si deteriorano nel tempo, con conseguenze molto impattanti sui pazienti, sui familiari e sui caregiver. Ad oggi le diverse forme di demenza sono incurabili, ma uno studio clinico pilota sul disturbo cognitivo maggiore (MNCD) - i cui risultati sono stati pubblicati ad aprile sulla rivista scientifica Alzheimer's Research & Therapy - ha evidenziato per la prima volta che l'allenamento cognitivo e motorio migliora sia le abilità cognitive che quelle fisiche di queste persone.

Il disturbo neurocognitivo maggiore (MNCD) è una sindrome caratterizzata da compromissione delle funzioni cognitive, declino motorio, problemi psicologici e comportamentali, che porta ad un declino funzionale con elevato impatto sulla qualità della vita dei pazienti e di chi gli sta intorno. Stando ai dati del World Alzheimer Report 2019, in quell’anno in tutto il mondo c'erano oltre 50 milioni di persone con MNCD e si stima che questo numero triplicherà per arrivare a 152 milioni entro il 2050, principalmente a causa dell'invecchiamento della popolazione. Non essendo disponibile alcuna terapia farmacologica, le terapie che mirano allo stile di vita, tra cui l’attività fisica, sono studiate come approccio di prima linea per la possibile gestione di queste patologie. Nelle strutture di assistenza, luogo in cui molti anziani con demenza grave sono ospitati, si assiste a un declino delle attività fisiche: le persone che ci vivono rimangono inattive per quasi tutta la giornata. Trovare il modo di coinvolgerle e invogliarle a fare attività fisica appropriata potrebbe essere d’aiuto.

Un “exergame” è un videogioco che ha anche la funzione di esercizio fisico e Senso, una piattaforma di gioco sviluppata dallo spin-off dell’ETH di Zurigo Dividat, rientra in questa definizione. Il sistema consiste in uno schermo, contenente il software di gioco, e un pannello a terra con 4 campi (simili a dei pulsanti) in grado di misurare i passi, l’equilibrio e lo spostamento del peso. Gli utenti devono tentare di completare una sequenza di movimenti con i piedi come indicato sullo schermo, in questo modo allenano sia il movimento fisico che la funzione cognitiva. La struttura e il funzionamento ricordano il videogioco musicale “Dance Dance Revolution”, anche questo appartenente al genere degli exergame ma con fine unicamente ludico, che negli anni 2000 si è diffuso in tutte le sale giochi del mondo e il cui scopo era quello di schiacciare a tempo di musica i pulsanti a forma di freccia posizionati sulla pedana, seguendo le indicazioni sullo schermo.

Per quanto riguarda la demenza, già nel 2015 era stato condotto uno studio sui benefici clinici dell’allenamento di corpo e mente per la prevenzione del deterioramento cognitivo, ma la ricerca era stata svolta su persone sane. Lo studio clinico protagonista della recente pubblicazione, invece, ha coinvolto persone anziane che avevano già manifestato problemi fisici e cognitivi causati da una qualche forma di demenza. La sfida principale è quella di motivare questi pazienti a seguire un’attività fisica in modo costante, mantenendola per periodi prolungati. La risposta è stata trovata nel gioco: esercizi proposti in modo divertente e coinvolgente hanno permesso ai pazienti di allenarsi con minori difficoltà.

Al momento del trial clinico pilota, i 45 partecipanti coinvolti e che hanno completato il percorso (su 55 arruolati inizialmente) avevano un’età media di 85 anni, presentavano tutti gravi sintomi di demenza (disturbo neurocognitivo maggiore) ed erano residenti in due strutture di assistenza a lungo termine in Belgio. Sono stati suddivisi in due gruppi: il primo si è allenato con Senso per 15 minuti tre volte alla settimana, per otto settimane consecutive; mentre il secondo gruppo ha semplicemente ascoltato e guardato video musicali a libera scelta. Alla fine dei due mesi di percorso, la capacità fisica, cognitiva e mentale dei partecipanti è stata misurata e messa a confronto con i dati rilevati all’inizio dello studio.

I risultati sono positivi e fanno intravedere uno spiraglio di speranza nella gestione di queste patologie: l’allenamento ha infatti migliorato le capacità cognitive – tra cui memoria, attenzione e concentrazione – ma anche quelle fisiche, come ad esempio il tempo di reazione a uno stimolo esterno. Il gruppo di controllo, quello che non ha seguito l’allenamento con Sense, ha invece mostrato un peggioramento sia per quanto riguarda la mente che il corpo. Le differenze tra la variazione dei principali parametri che misuravano le capacità cognitive (e fisiche) osservate nel gruppo trattato con l’intervento di exergame (prima e dopo il trattamento), rispetto a quelle osservate nel gruppo di controllo, sono risultate essere statisticamente significative. Non sono stati registrati eventi avversi.

Visti i risultati di questo primo studio sui pazienti con grave deterioramento – cognitivo e fisico - causato dalla demenza, il passo successivo del gruppo di ricerca internazionale è quello di replicare la sperimentazione arruolando persone che presentano un decadimento cognitivo lieve. L'obiettivo è quello di utilizzare la risonanza magnetica per indagare più da vicino i processi neuronali nel cervello responsabili del miglioramento cognitivo e fisico.

Negli ultimi mesi si è parlato diverse volte di gioco come trattamento per specifiche patologie. Circa un anno fa, la prima (e, ad oggi, unica) terapia digitale al mondo in formato videogioco, EndeavorRx, è stata approvata negli USA per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) nei bambini dagli 8 ai 12 anni. Questa videogioco-terapia è ora in fase di studio per il trattamento della cosiddetta “COVID brain fog”, che si riferisce alla nebbia cognitive che sperimentano alcune persone colpite dal SARS-CoV-2. È quindi evidente come si stia esplorando questo ambito per trovare nuove soluzioni e possibili supporti per diverse patologie.

 

Con il contributo incondizionato di

Website by Digitest.net



Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento Maggiori informazioni