Un approccio nuovo e potenzialmente efficace per il trattamento dell’infezione cronica causata dal virus dell’epatite B si basa sulla repressione epigenetica
La terapia sperimentale TUNE-401, prodotta da Tune Therapeutics, è in grado di silenziare a livello epigenetico tutte le forme del virus dell’epatite B (HBV), fornendo così la speranza per un trattamento definitivo. Grazie alla piattaforma TEMPO, sviluppata dalla start-up statunitense e basata su CRISPR, è possibile agire sull’epigenoma in maniera mirata e duratura e senza i problemi associati all’editing genomico tradizionale, tra cui effetti fuori bersaglio, mutagenesi e traslocazioni. Il programma è stato presentato durante l’evento dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) a novembre ed è stato protagonista di una recente intervista pubblicata su CRISPR Medicine News.
L’infezione cronica da HBV, infatti, colpisce circa 296 milioni di persone in tutto il mondo, con circa 1.5 milioni di nuovi casi ogni anno, e può essere acuta (a decorso veloce e severo) o cronica, con un decorso a lungo termine. Nel 2019 sono stati 820mila i decessi imputabili a questa malattia, per lo più causati da complicanze come la cirrosi e il carcinoma epatocellulare. Sebbene esista un vaccino efficace in grado di prevenirla, l’epatite B continua a essere un problema per la salute globale, specialmente in alcune aree del mondo. Se non esiste una cura specifica per la forma acuta, i trattamenti disponibili per l’epatite B cronica - che nella maggior parte dei casi vanno presi per tutta la vita - servono per lo più per ridurre l’avanzamento della cirrosi, ridurre i casi di tumore del fegato e migliorare la sopravvivenza del paziente. Questo perché non è possibile eliminare il virus, che è stabile e può persistere nell’organismo per decenni (Fonte dati: World Health Organization).
Finora, la maggior parte dei tentativi di trattamento dell'HBV si è concentrata sull'interruzione della replicazione virale o sul ripristino della risposta immunitaria dell'ospite contro il virus. Purtroppo, l’HBV può sopravvivere integrato nel genoma dell'ospite – pur non essendo un retrovirus - e in depositi di cccDNA - cioè DNA circolare chiuso covalentemente [una particolare struttura che si forma nella propagazione di alcuni virus e che può persistere nel tempo, N.d.R.] - che non vengono intaccati dalle terapie attuali e dai quali si originano le nuove particelle virali. Obiettivo dell’attività di ricerca e sviluppo di Tune Therapeutics è trovare il modo di reprimere epigeneticamente il virus dell’epatite B senza creare rotture alla doppia elica, evitando così i rischi che ne conseguono. L’approccio vuole colpire sia l’HBV integrato che il cccDNA proprio grazie all’editing dell’epigenoma (di cui abbiamo parlato di recente qui).
L’idea alla base dello sviluppo di TEMPO si basa sull’osservazione di alcuni pazienti affetti da HBV in forma cronica che, in rari casi, sono in grado di mantenere il controllo del virus senza l’intervento di farmaci grazie al silenziamento trascrizionale spontaneo del DNA del virus (come spiegato in un comunicato stampa dell’anno scorso). Grazie alla comprensione di questo meccanismo è stato sviluppato il programma della start-up: lo stesso meccanismo può essere messo in pratica tramite l’utilizzo di CRISPR, spegnendo il virus con un silenziatore epigenetico mirato. Il sistema di editing utilizza un Cas9 cataliticamente inattivo (dCas9) fuso con effettori epigenetici in grado di riprogrammare l’epigenoma in modo sito-specifico e guidato da un RNA guida, ed è trasportato alle cellule tramite nanoparticelle lipidiche, la cui tecnologia è stata fornita a Tune dalla biotech Acuitas Therapeutics.
La ricerca proof-of-concept di Tune per TUNE-401 è stata condotta nella linea cellulare Hep3B, derivata dal carcinoma epatocellulare e portatrice di HBV integrato. Ulteriori test sono stati eseguiti sempre in vitro, seguiti da una validazione in vivo in topi geneticamente modificati. Poiché l'HBV non infetta i primati non umani, utilizzati come modelli preclinici, il team di Tune ha dovuto utilizzare un bersaglio sostitutivo: PCSK9, un enzima epatico che controlla i livelli di lipoproteina C a bassa densità e contribuisce alle malattie cardiovascolari. Questo perché la regolazione del gene PCSK9 è molto simile a quella di HBV: ci sono regioni che possono essere represse epigeneticamente per controllare la trascrizione. PCSK9 è anche oggetto di studio del gruppo di ricerca del prof. Angelo Lombardo, Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) e di Verve Therapeutics.
TEMPO è anche in grado di eseguire l'editing su siti multipli, il che lo renderebbe adeguato al trattamento di malattie complesse causate da mutazioni in più di un gene, tra cui molte patologie cardiovascolari, cancro e disturbi neurodegenerativi. In futuro, infatti, la piattaforma potrebbe essere anche applicata ad altre malattie e, trattandosi di una terapia a base di RNA e somministrata tramite nanoparticelle lipidiche come i vaccini per COVID-19, la speranza è che – in caso di risultati soddisfacenti – possa essere utilizzato su larga scala anche nei Paesi a basso e medio reddito, dove l’infezione da HBV è più diffusa.