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Una partnership tra NIH, FDA, aziende private e organizzazioni non-profit ha favorito la nascita di un programma per lo sviluppo di terapie geniche rivolte a diverse patologie

Nella medicina moderna uno dei termini che ricorrono con più frequenza è “multidisciplinare”, inteso come un approccio che metta insieme le competenze di ambiti di studio diversi per affrontare una patologia, o meglio per farsi carico correttamente dei pazienti dalla diagnosi sino all’impostazione della terapia e al successivo follow-up. Ma guardando ai percorsi di ricerca necessari per sviluppare le nuove terapie avanzate, il significato di questo termine può essere interpretato in maniera più ampia e coinvolgere non solo il mondo della ricerca e della clinica, ma anche quello dell’impresa e l’universo delle associazioni. Ed è esattamente questo che si sta cercando di fare oltreoceano con la nascita di Bespoke Gene Therapy Consortium (BGTC).

Il Bespoke Gene Therapy Consortium è un programma a cui partecipano i National Institutes of Health (NIH), la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti, una decina di aziende farmaceutiche e cinque organizzazioni senza scopo di lucro, con lo scopo di rendere più rapida e agevole la strada che conduce allo sviluppo di nuove terapie geniche. Pensata e destinata a contrastare una specifica malattia rara, una terapia genica rappresenta uno strumento di precisione il cui sviluppo richiede anni di duro lavoro e ingenti investimenti. Se a ciò si aggiungono i potenziali ostacoli sul percorso, si può immediatamente comprendere quanto sia complesso condurre nel porto dell’approvazione una terapia genica. Come se ciò non bastasse si conoscono oltre 7000 malattie rare e, allo stato attuale delle cose, sono solo 11 le terapie geniche approvate in Europa.

Per tutte queste ragioni il BGTC trova la sua collocazione come parte del programma Accelerating Medicines Partnership (AMP), nato dall’idea di una partnership tra settore pubblico e privato e già impegnato su fonti di ricerca ostici come quello della malattia di Alzheimer, del Parkinson, del diabete mellito di tipo 2 e di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico. La chiave vincente per sconfiggere queste patologie è proprio la sinergia tra i talenti scientifici e l’adeguata disponibilità di risorse finanziare. Proprio come nel caso delle malattie rare.

Per meglio afferrare il senso di questo progetto si può confrontare la filosofia operativa del BGTC a quella delle piattaforme modulari grazie a cui è possibile adattare un unico telaio a diversi modelli d’auto, dalle berline alle monovolumi ai SUV. Ciò porta alla nascita di molti nuovi modelli di auto a partire da un unico “stampo”. Ugualmente, per far progredire in maniera significativa la ricerca contro le malattie rare servono processi tecnologici comuni e occorre una piattaforma “standard” a cui far ricorso per la messa a punto di terapie individualmente rivolte contro una specifica patologia.

Ecco che migliorare il percorso di sviluppo delle terapie geniche significa trovare i punti di convergenza e, inevitabilmente, questo concentra l’attenzione sui vettori virali: l’idea di base è di generare un modello standardizzato, con una tecnologia comune di realizzazione e somministrazione del vettore virale, così da procedere non per singola malattia ma con un approccio valido per più patologie, risparmiando tempo e denaro.

Per ottenere questo risultato serve una profonda e capillare comprensione della biologia dei vettori virali adeno-associato (AAV). I ricercatori coinvolti nel BGTC studieranno meticolosamente le fasi biologiche e meccanicistiche necessarie alla produzione di vettori AAV, le modalità di consegna di geni nelle cellule umane e il modo in cui i geni terapeutici si attivano nelle cellule bersaglio. Allo scopo di ottimizzare i processi produttivi dei vettori (e anche dei geni), il programma BGTC svilupperà una serie di test analitici standard da applicare alla produzione di vettori virali realizzati dai ricercatori del consorzio. Tali test potranno essere applicabili a diversi metodi di produzione e rendere così più efficiente il processo di sviluppo delle terapie geniche. Tutto ciò costituirà un solido punto di partenza per migliorare l’efficienza di produzione dei vettori stessi, traducendosi in un maggior beneficio della terapia. 

Parallelamente i clinici di riferimento del BGTC seguiranno la realizzazione di vari studi clinici - da quattro a sei - incentrati su altrettante malattie rare e attualmente orfane di terapia, in cui saranno impiegati i vettori virali sviluppati secondo le precedenti indicazioni. Ultimo, ma non meno importante, il BGTC metterà sotto la lente d’ingrandimento i metodi attraverso cui semplificare i requisiti normativi e i processi per l’approvazione da parte della FDA di terapie geniche sicure ed efficaci, compreso lo sviluppo di approcci standardizzati ai test preclinici. 

Mentre i ricercatori studiano i geni e le proteine, cercando le molecole all’origine di una malattia o che ne alterino la progressione, i clinici cercano di portare quelle informazioni in chiave diagnostica. Le aziende, a partire da tutti questi dati, lavorano allo sviluppo di terapie per influenzare il decorso della malattia. Un tale percorso declinato nel campo delle terapie avanzate - e più in particolare delle terapie geniche - presuppone costi elevati e molte possibilità di fallimento, che possono giungere anche nelle fasi cliniche più avanzate. Perciò è necessario riformulare i passaggi fin dall’inizio, tentando di mettere in comune le risorse e pensare in maniera trasversale al fine di ottenere un numero sempre maggiore di trattamenti di precisione destinati a varie condizioni rare e di conseguenza, a tante persone che ne hanno bisogno. Il BGTC tenterà di fare tutto questo dall’altra parte dell’Atlantico, ma ci si augura che un tale modello d’azione possa essere replicato presto e con efficienza anche nel Vecchio Continente perché solo così sarà possibile guardare in maniera promettente al futuro. 

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