Le terapie a base di cellule CAR-T sono ormai entrate nella pratica clinica per il trattamento di alcuni tumori del sangue ma non ancora dei tumori solidi. In questo ambito uno dei problemi che i ricercatori devono superare è la crescita anormale dei vasi sanguigni nel microambiente tumorale, che in alcuni casi può bloccare la penetrazione dei linfociti e delle cellule CAR-T nel sito dove si trova il tumore. Un team di ricerca statunitense ha quindi pensato di associare alla terapia CAR-T una sorta di molecola “apripista” che consenta la penetrazione nel microambiente tumorale delle cellule T normali e potenziate, favorendo l’attacco delle cellule maligne. Lo studio preclinico, pubblicato lo scorso novembre su Nature Cancer, ha mostrato dati incoraggianti.
La sindrome di Usher è una rara malattia ereditaria che colpisce udito, vista ed equilibrio. Causa una perdita dell'udito da lieve a grave, che in alcuni casi può essere combinata con un deficit di equilibrio, e una perdita della vista che peggiora nel tempo, portando alla cecità. Attualmente non sono disponibili terapie: lo studio di nuovi trattamenti per la sindrome di Usher è germogliato nell'ultimo decennio, sulla base dei recenti progressi nel campo della terapia genica e dell’editing genomico. Promettenti risultati che dimostrano il recupero delle funzioni uditive e dell'equilibrio sono stati ottenuti nei modelli animali, ma prima di arrivare all’applicazione clinica è necessario superare altre sfide.
Oggigiorno nessun personal computer privo di un buon programma antivirus può ragionevolmente ritenersi al sicuro da un possibile attacco informatico. È sufficiente un “malware” per bloccare un computer e magari permettere a un hacker di intrufolarvisi e sottrarne i dati. Analogamente, se una o più componenti del sistema immunitario presentano difetti a carico dei geni che ne regolano l’espressione o la differenziazione, il nostro organismo risulta maggiormente esposto all’attacco dei patogeni. Questo è ciò che accade in certe immunodeficienze ma per fortuna gli scienziati stanno lavorando a un “antivirus” grazie alle tecniche di editing genomico.
Il 2020 si era concluso con la notizia dell’inserimento della terapia genica per l’atrofia muscolare spinale (SMA) – conosciuta con il nome commerciale di Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) – nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del SSN con la legge 648 per i bambini SMA1 fino ai sei mesi di età. Una buona notizia che però ha sollevato la protesta di alcune famiglie con bambini affetti dalla patologia ma più grandi, che rivendicano l’accesso alla terapia. Questo ha acceso un aspro dibattito con inesattezze e disinformazione scientifica che corre ormai veloce su media e social e, addirittura, toni minacciosi verso quei clinici che hanno contribuito agli studi clinici e all’arrivo di questa innovativa terapia in Italia. La comunità scientifica ha oggi diffuso un documento, che riportiamo integralmente qui di seguito, per fare chiarezza sulla questione.
a cura di Anna Meldolesi
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