Titanio, ceramica, idrogel, silicone, plastiche e collagene: sono solo alcuni esempi di materiali, anche chiamati biomateriali, che fanno ormai parte della nostra quotidianità. Ma come definirli? Come descritto nel primo capitolo del saggio “Materiali per la vita” dall’autore Devis Bellucci, “i biomateriali sono sostanze o combinazioni di sostanze – farmaci esclusi – sviluppate con l’intento di riparare gli acciacchi dei nostri corpi che, si sa, vengono al mondo col timbro del tempo e dell’imperfezione”. La ricerca di biomateriali è infatti iniziata nell’antichità, ma è solo dalla seconda metà del ‘900 che si può parlare di scoperte rivoluzionarie nel settore. Tra storie di ricercatori, curiosità, aneddoti di scienza dei materiali e scoperte inattese, Bellucci accompagna il lettore in un viaggio tra i biomateriali più comuni.
Nel 2017 la vicenda di Hassan, bambino siriano affetto da epidermolisi bollosa giunzionale e trattato efficacemente con una terapia genica sperimentale sviluppata a Modena, ha fatto il giro del mondo. Le cellule staminali epiteliali, modificate geneticamente e fatte crescere in laboratorio, hanno permesso ai chirurghi di ricostruire la sua pelle ormai danneggiata in modo irreversibile, conquistando anche la copertina di Nature. Grazie a decine di ore di interviste con i protagonisti di questa storia, Alessandro De Francesco racconta questa avventura ripercorrendo la biografia del professor Michele De Luca, Direttore del Centro di Medicina Rigenerativa "Stefano Ferrari" - Università di Modena e Reggio Emilia, e intrecciandola alle vite dei membri della famiglia di Hassan e dei ricercatori di Modena.
Rosso, bianco, grigio, blu, marrone, verde, oro, viola, arancione: tante sono le sfumature del mondo biotech e servono a identificare i vari settori, come ad esempio quello medico (rosso) o quello agricolo (verde). Come raccontato nelle prime pagine del libro, il termine biotecnologie è stato coniato nel 1919 dall’agronomo ungherese Karl Ekery, ma grazie alla linea del tempo presente in ogni capitolo è facilmente intuibile che le biotecnologie sono nate molto tempo prima. Basti pensare agli Egizi che già 15mila anni fa utilizzarono il lievito per la panificazione o alle ricette per la fermentazione della birra riportate dagli antichi babilonesi nel 4300 a.C. Da sempre le biotecnologie hanno accompagnato l’umanità, anche se fino al secolo scorso non gli avevamo dato un nome.
Per quale ragione sembra che nella lotta al cancro l’umanità non stia riuscendo a vincere? Siamo stati in grado di mandare l’uomo nello spazio, di spaccare l’atomo e debellare malattie come il vaiolo, che mieteva migliaia di vittime in tutto il mondo, ma non siamo ancora in grado di sconfiggere molti tumori. Il cancro, infatti, non è un’infezione suscitata da agenti esterni, come un virus o un batterio, bensì rappresenta un’evoluzione maligna delle nostre stesse cellule e, per combattere una parte ‘ribelle’ di noi stessi, serve il ricorso a una fondamentale componente dell’organismo, il sistema immunitario. Da qui nasce l’immunoterapia, come raccontato dal prof. Fabio Ciceri, Direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianto di Midollo dell’IRCSS Ospedale San Raffaele di Milano, e dalla giornalista e divulgatrice scientifica Paola Arosio.
a cura di Anna Meldolesi
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