Paziente pediatrico

Affetti da una grave forma di leucemia refrattaria ai trattamenti sono stati sottoposti alla terapia con cellule CAR-T prodotte presso l’Officina Farmaceutica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma

Nel 2012 Emily Whitehead, una bambina di 7 anni, fu la prima paziente a ricevere un’infusione di cellule CAR-T - presso il Children’s Hospital di Philadelphia – e ottenne la totale remissione della leucemia di cui soffriva e che era stata fino ad allora resistente a tutte le terapie. Da allora, l’efficacia di queste terapie avanzate nel contrastare forme di leucemia e linfoma recidivanti o particolarmente refrattarie ai trattamenti si è fatta sempre più concreta. Ora, la notizia dei primi tre bambini sottoposti alla terapia CAR-T prodotta presso l’Officina Farmaceutica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, oltre all’entusiasmo per il risultato clinico ottenuto, è indice di un nuovo traguardo tagliato e dell’eccellenza italiana in questo ambito.

I tre piccoli, colpiti da una grave forma di leucemia linfoblastica rivelatasi resistente a tutte le forme di terapia convenzionali, hanno ricevuto un trattamento a base di cellule CAR-T prodotte nell’ambito del Progetto CAR-T Italia, promosso dal Parlamento e sviluppato sotto l’egida di Alleanza Contro il Cancro (ACC). Lo scopo del progetto, articolato su 6 differenti Work Packages (WP), ognuno dei quali con obiettivi ben definiti, è di migliorare proprio l’efficacia della produzione delle cellule CAR-T. Fin dai primi utilizzi di queste cellule è stata chiaro il loro potenziale nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta ma non sempre il loro profilo di sicurezza si è rivelato all’altezza: la sindrome da rilascio delle citochine osservata in più di qualche paziente dopo la somministrazione dei linfociti T potenziati e alcuni casi di neurotossicità hanno fatto capire che il lavoro da svolgere in fase produttiva era ancora molto. E il fatto che, al di fuori delle neoplasie ematologiche, l’efficacia delle CAR-T fosse limitata - si pensi ai tumori solidi dove ancora si sta cercando la via migliore con cui colpire le cellule neoplastiche da parte delle CAR-T - ha reso necessario un maggiore investimento in questo settore di ricerca. Pertanto, il Ministero della Salute Italiana ha destinato 10 milioni di euro da erogare in due anni per aumentare l’efficacia delle terapie a base di cellule CAR-T. “La ricerca sulle terapie avanzate ha un valore strategico, al fine di poter offrire ai cittadini le migliori possibilità di cura”, dichiara il Ministro della Salute, Roberto Speranza. “I risultati del Progetto costituiscono un passo avanti significativo in questa direzione e ci confermano come sia fondamentale continuare a investire nella ricerca”.

Infatti, i tre bambini trattati erano affetti da leucemia linfoide acuta a precursori B-cellulari (LLA-BCP), una delle più comuni forme di leucemia osservabili nei bambini, caratterizzata dalla proliferazione e dall’accumulo di cellule linfoidi immature. Si tratta di una patologia spesso a decorso rapido e che, in alcuni casi, può rivelarsi particolarmente resistente alle terapie standard. È stato questo il caso dei tre bambini – su uno dei quali aveva addirittura fallito la procedura di trapianto di cellule staminali emopoietiche allogeniche - sottoposti al trattamento con CAR-T. I tre piccoli pazienti hanno ricevuto i linfociti T che sono stati geneticamente modificati dai ricercatori dell’Officina Farmaceutica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, attraverso un sistema automatizzato che ha consentito di produrre in sole due settimane più lotti di cellule CAR-T contemporaneamente all’interno dello stesso ambiente. Ciò ha permesso di ridurre il personale necessario alla manifattura, contenendo il rischio di contaminazione dei prodotti e generando procedure altamente standardizzate e, quindi, riproducibili, con costi di produzione notevolmente limitati. Tutto questo allo scopo di rendere la terapia più accessibile anche ai pazienti affetti dalle forme più aggressive di malattia. Inoltre, nel caso dei tre bambini il totale di cellule CAR-T ottenuto è stato ben superiore alla dose necessaria per il trattamento e ciò ha permesso di congelare una parte delle cellule prodotte, per eventuali futuri trattamenti di consolidamento. Un’operazione che dimostra la fattibilità e l’efficienza dell’intero processo produttivo.

“Come coordinatore del Progetto e responsabile del gruppo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sono particolarmente felice per questo risultato”, afferma il prof. Franco Locatelli, Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia e Terapia Cellulare e Genica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, nonché Presidente del Consiglio Superiore di Sanità. “La decisione del Parlamento italiano, cui tutti noi ricercatori afferenti al Progetto siamo straordinariamente grati, di investire in un campo così innovativo trova così una concreta realizzazione terapeutica che sarà certamente seguita da altre applicazioni in malati affetti da differenti patologie oncologiche”. E di concreto c’è proprio lo straordinario risultato ottenuto che ha portato i bambini alla remissione completa dalla malattia, già nell’arco di due settimane dall’infusione delle cellule CAR-T. Gli esperti fanno sapere che è stata testata solamente la dose più bassa della terapia, come previsto dalla Fase I della sperimentazione clinica, ma lo studio proseguirà con la valutazione di altri due livelli di dosaggio e con l’attivazione della Fase II, nella quale si impiegherà la dose raccomandata, identificata nella Fase I.

“L’équipe del prof. Franco Locatelli ha ottenuto la remissione completa di tre bambini affetti da una forma grave di leucemia linfoide acuta attraverso l’infusione di un basso numero di cellule CAR-T e questo è uno splendido risultato che dimostra come la ricerca accademica finanziata dal Ministero della Salute possa trasferirsi rapidamente in un beneficio concreto per i pazienti oncologici”, commenta il prof. Ruggero De Maria, Presidente della Rete Oncologica Alleanza Contro il Cancro  (AAC). “La possibilità di monitorare tutti i passaggi della preparazione delle cellule CAR-T, senza ricorrerne al congelamento, offre nuove prospettive terapeutiche certamente non limitate a questo tipo di leucemia. Si tratta di un primo passo, ma è un passo decisivo a cui sono certo seguiranno altri risultati esaltanti”. Grazie alla stretta collaborazione tra tutte le Istituzioni che prendono parte al Progetto si potranno raggiungere risultati sempre migliori, capaci di garantire un futuro a bambini come Emily e come i tre piccoli trattati a Roma.

 

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