Tra le diverse terapie avanzate e di precisione, la terapia genica è una delle prime ad essere state ideate e ha l’obiettivo di trattare una patologia mirando direttamente alle sue basi genetiche. Il concetto base di questa strategia terapeutica è di fornire all’organismo una copia corretta del gene difettoso o un altro gene che possa compensarne il malfunzionamento nelle cellule colpite dalla malattia.
Esistono due principali modalità di somministrazione per la terapia genica:
Per veicolare il “gene terapeutico” all’interno delle cellule o dell’organismo si utilizzano generalmente dei vettori virali: ad oggi i più utilizzati sono i vettori virali adeno-associati (AAV).
Il potenziale della terapia genica è di enorme portata poiché potrebbe rappresentare una cura per tutta una serie di gravissime malattie per cui oggi non esistono valide opzioni terapeutiche o che richiedono terapie croniche. Ad oggi la ricerca nell’ambito della terapia genica spazia dalle malattie genetiche, in particolar modo quelle rare, al cancro, passando per le malattie autoimmuni e le malattie infettive.
Il concetto di terapia genica nasce alla fine degli anni ‘80 con le nuove tecniche del DNA ricombinante che permettono di costruire pezzi di DNA contenenti sequenze geniche desiderate. Ma è solo negli ultimi anni, con il sequenziamento del genoma e l’avanzare delle biotecnologie, che si sono cominciati a vedere i primi importanti risultati nelle sperimentazioni sull’uomo e le prime terapie geniche autorizzate dall’European Medicines Agency (EMA) in Europa e della Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti. In questo ambito l’Italia ha una posizione di eccellenza a livello internazionale: sono diverse le terapie avanzate frutto di ricerche all'avanguardia "made in Italy".
Dare per scontato il buon funzionamento di alcuni sistemi dell’organismo ci impedisce di vedere le drastiche conseguenze che si producono quando essi vengono a mancare. È ciò che accade nelle immunodeficienze gravi in cui le difese immunitarie sono praticamente azzerate e chi ne è affetto rischia la vita anche solo a causa di una banale infezione.
A inizio febbraio sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine (NEJM) i dati di uno studio clinico in cui è stata valutata l’efficacia e la sicurezza della terapia genica betibeglogene autotemcel (beti-cel, nome commerciale Zynteglo) per la beta-talassemia trasfusione dipendente. La sperimentazione, iniziata nel 2016, è stata condotta in nove centri clinici nel mondo - tra cui l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma sotto la supervisione del prof. Franco Locatelli - e ha coinvolto oltre 20 pazienti, 7 dei quali trattati proprio in Italia. Nel 91% dei casi si è verificata l’indipendenza dalle trasfusioni per un anno e oltre, compresi 6 pazienti su 7 con età inferiore ai 12 anni.
Tutti lo conoscono come Superman, ma il suo nome terrestre non è Clark Kent e non abita a Smallville. Si chiama Antonio, ha 16 mesi, vive a Bari e per portare avanti la sua sfida ha scelto, con l’aiuto dei suoi genitori, di calarsi nei panni del famoso supereroe della casa editrice DC Comics. È passato un anno dalla prima volta che si è mostrato con il suo costume blu col mantello rosso. Era il 12 gennaio del 2021 e stava entrando in sala operatoria, dove avrebbe ricevuto un’infusione della ‘sua’ Kryptonite: la terapia genica per la SMA, farmaco “one shot” che gli sta cambiando la vita. Tiziana, mamma di Antonio, e il dott. Delio Gagliardi, dell'Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari, hanno raccontato ad Osservatorio Terapie Avanzate la sua storia.
Sono stati pubblicati su The Lancet i risultati a lungo termine della terapia genica per la leucodistrofia metacromatica (MLD), malattia genetica rara e neurodegenerativa causata da mutazioni a carico del gene ARSA. La terapia genica, approvata in Europa nel 2020, ha dimostrato il suo potenziale nel cambiare la storia clinica e prevenire la disabilità grave nei bambini affetti, anche se resta indispensabile intervenire nelle prime fasi della malattia, quando i sintomi ancora non si sono manifestati. Un risultato raggiunto grazie agli oltre 20 anni di ricerca condotta presso l’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica di Milano (SR-Tiget), centro di eccellenza a livello internazionale.
Per certe patologie la parola d’ordine è “tempestività” e un’adeguata risposta può essere rappresentata da un progetto di studio clinico come quello proposto da Ultragenyx Pharmaceutical per valutare una nuova terapia genica, chiamata UX701, contro la malattia di Wilson. Infatti, l’azienda statunitense - da anni proiettata nello sviluppo e nella messa a punto di terapie destinate a contrastare rare malattie ereditarie, fra cui l’ipofosfatemia legata all’X, la mucopolisaccaridosi di tipo 7 e l’osteogenesi imperfetta - ha dato avvio ad uno studio clinico organizzato in tre fasi ben collegate tra di loro al fine di giungere quanto prima al termine del processo di valutazione di UX701. Si tratta di una terapia genica ideata per diventare una cura contro la malattia di Wilson che oggi può essere affrontata solo con la terapia chelante.
È partita la corsa per lo sviluppo di una terapia genica per il morbo di Parkinson e in questo ambito uno studio pubblicato lo scorso novembre su Nature ha aggiunto dei tasselli di conoscenza in più. Un gruppo di ricercatori - della Northwestern University di Chicago, del Weill Cornell Medical College di New York e dell’università di Siviglia – ha infatti dimostrato, in un modello animale, di poter ripristinare l’effetto della levodopa – farmaco di elezione per il trattamento della malattia ma che perde negli anni la sua efficacia – grazie a una terapia genica. Inoltre, ha dimostrato come il danno dei mitocondri nei neuroni che rilasciano la dopamina possa innescare i primi eventi del Parkinson. Tutte informazioni che possono aprire la strada allo sviluppo di nuove terapie.
a cura di Anna Meldolesi
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