CAR-T, brexucabtagene autoleucel, leucemia linfoblastica acuta

AIFA ha approvato brexucabtagene autoleucel per il trattamento di pazienti adulti di età pari o superiore a 26 anni con leucemia linfoblastica acuta a precursori di cellule B R/R

Dopo l’OK di circa un anno fa da parte della Commissione Europea anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ammette alla rimborsabilità brexucabtagene autoleucel (brexu-cel), la terapia a base di cellule CAR-T messa a punto da Kite - società del gruppo Gilead Sciences. Brexu-cel era già stata approvata in Italia per i pazienti con linfoma a cellule mantellari recidivante o refrattario (R/R) al trattamento standard e aveva ottenuto un’indicazione europea per il trattamento degli adulti con forme di leucemia linfoblastica acuta (ALL) R/R. Grazie a quest’ultima indicazione si completa il percorso per questa innovativa CAR-T anche in Italia.

Infatti, come si può dedurre dalla tabella delle terapie approvate disponibile sul sito di Osservatorio Terapie Avanzate, tre CAR-T - rispettivamente tisagenlecleucel, axicabtagene ciloleucel e appunto brexucabtagene autoleucel - su sei (per essere più precisi le prime tre in ordine di tempo a esser sbarcate sul mercato farmaceutico) hanno completato il loro percorso di approvazione e sono pertanto disponibili anche per i malati italiani. Per Gilead Sciences, società biofarmaceutica proprietaria di due terapie a base di cellule CAR-T, si tratta di un successo significativo, reso possibile grazie all’acquisizione di Kite, l’azienda californiana che ha dato inizio allo sviluppo di tali trattamenti.

A brexucabtagene autoleucel è stata concessa la rimborsabilità per il trattamento di pazienti adulti (di età pari o superiore a 26 anni) affetti da leucemia linfoblastica acuta (ALL) a precursori di cellule B recidivante o refrattaria alla terapia standard. Tale autorizzazione si basa sui dati - pubblicati, tra le altre, anche sulla rivista Journal for ImmunoTherapy of Cancer - del trial clinico ZUMA-3: si tratta di uno studio multicentrico di Fase II, a braccio singolo, volto a valutare il profilo di efficacia e sicurezza di brexucabtagene autoleucel nel trattamento di una popolazione adulta con questa forma di patologia.

“La leucemia linfoblastica acuta recidivante o refrattaria è una patologia rara, aggressiva e a prognosi estremamente infausta, per la quale, ad oggi, non sono disponibili terapie adeguate. Il bisogno terapeutico per questa patologia è pertanto considerato importante”, dichiara Alessandro Rambaldi, Professore Ordinario di Ematologia all’Università Statale di Milano e Direttore del Programma Trapianto di Midollo Osseo e dell’Unità di Ematologia presso il Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Ospedale di Bergamo, riferendosi alla ALL che costituisce circa il 20% di tutte le leucemie degli adulti e viene diagnosticata più comunemente proprio in individui di età inferiore ai 20 anni (anche se le diagnosi in persone di età superiore ai 20 anni rappresentano circa il 45% dei casi).

“Ad un follow up mediano di 26,8 mesi, nel trial ZUMA-3, brexu-cel ha raggiunto un tasso di remissione completa (CR) o remissione completa con recupero ematologico incompleto (CRi) del 71%, con un tasso di CR del 56% nei 55 pazienti trattati nello studio di Fase II. La durata mediana della remissione è stata pari a 14,6 mesi e la sopravvivenza mediana è stata pari a 25,4 mesi”. Tra i pazienti che hanno ottenuto una CR, la sopravvivenza mediana non è stata raggiunta.

Brexu-cel rappresenta quindi una terapia che, con un’unica somministrazione, ha dimostrato un beneficio clinico significativo e duraturo nel tempo in pazienti adulti con leucemia linfoblastica acuta a precursori di cellule B recidivante o refrattaria”, prosegue con soddisfazione Rambadi, descrivendo i buoni risultati raggiunti da brexu-cel nel contrasto a una forma aggressiva di leucemia che, quando recidivante o refrattaria al trattamento di I linea, nel paziente adulto ha tassi di guarigione solo del 20-40% (in seguito a recidiva, è improbabile che la maggior parte dei malati sopravviva oltre un anno).

L’aggiornamento dello studio ZUMA-3 - corrispondente ad un follow up a 3 anni (mFU 38,8 mesi), presentato lo scorso febbraio al 5th European CAR-T Cell Meeting - oltre a fornire un periodo di follow-up maggiore rispetto all’analisi precedente, ne conferma l’efficacia. In particolare, la sopravvivenza mediana è stata di 26 mesi per tutti i pazienti trattati e 38,9 mesi tra i pazienti in CR+CRi (n=39). Il tasso di sopravvivenza globale a 36 mesi è stato pari al 47,1%. “Un aumento dei tassi di remissione e una durata della risposta clinicamente significativa, rappresentano un beneficio clinico importante in una popolazione con esiti scarsi e bassi tassi di sopravvivenza come i pazienti adulti con leucemia linfoblastica acuta recidivante o refrattaria, che, rimane una popolazione con un elevato unmet medical need”, conclude Rambaldi, facendo quindi capire il grande passo avanti prodotto dall’accesso a questa terapia per tutti i pazienti italiani. 

Con il contributo incondizionato di

Website by Digitest.net



Questo sito utilizza cookies per il suo funzionamento Maggiori informazioni