Alle terapie a base di cellule CAR-T medici e pazienti di tutto il mondo stanno guardando come a una solida realtà, costituita da un’opzione di cura per le leucemie e i linfomi a cellule B che, fino a qualche anno fa, non lasciavano speranze a chi ne era malato. Ma i linfociti T non sono le uniche componenti del sistema immunitario a poter essere “ingegnerizzate” e lo dimostra l’avvio, presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, della prima sperimentazione clinica in Europa con cellule CAR-Natural Killer contro la leucemia mieloide acuta (LMA). L’obiettivo è bissare il successo delle CAR-T anche contro quest’altra aggressiva forma di leucemia.
Il diabete è una delle patologie più diffuse al mondo - secondo una recente stima dell’International Diabetes Federation (IDF) nel mondo sarebbero oltre 530 milioni le persone tra 20 e 79 anni a soffrirne - e, di conseguenza, è una delle patologie che incide maggiormente sulla spesa sanitaria dei singoli Paesi. Anche per questo motivo, ha suscitato un grande interesse la notizia di pochi mesi fa dell’avvio, nel Regno Unito, di un ampio studio clinico condotto con un innovativo dispositivo a “circuito chiuso” – in grado di monitorare il glucosio e rilasciare insulina - su pazienti con diabete mellito di tipo 1. L’attenzione in questo ambito è ora rafforzata dalla recente pubblicazione, sulla rivista Nature Medicine, dei risultati di un altro studio clinico condotto questa volta su persone con diabete di tipo 2.
Solo il 10% dei farmaci che superano i test sugli animali ottengono l’autorizzazione al commercio. Il costo della ricerca è soprattutto il “costo del fallimento”: per risparmiare tempo e soldi bisogna sbagliare – e correggersi – il prima possibile. Negli studi preclinici, la sperimentazione animale spesso non fornisce una corretta valutazione della tossicità che può avere un candidato farmaco sull’uomo, ma esistono tecnologie complementari per testare le molecole direttamente su cellule umane. Uno studio, pubblicato a fine 2022 sulla rivista Communications Medicine, ha verificato l’affidabilità di 870 modelli di fegato su chip. Questi hanno segnalato correttamente, nell’87% dei casi, la tossicità di farmaci che avevano causato danno epatico nei pazienti pur avendo superato i test sugli animali.
Esplorare luoghi ed epoche lontane, pilotare un aereo, provare un nuovo abito, rimanendo però comodamente seduti nel salotto di casa: oggi è possibile grazie ai visori di realtà aumentata (AR) o realtà virtuale (VR), che permettono di immergersi in un mondo “arricchito” o completamente diverso da quello reale. Settori come i videogiochi o l’intrattenimento hanno puntato per primi sulla realtà virtuale, ma queste tecnologie hanno il potenziale di rivoluzionare anche il campo della medicina, nei programmi di riabilitazione cognitiva e motoria, nella diagnosi dei disturbi neurologici o negli interventi chirurgici. I dispositivi AR/VR hanno il pregio di aumentare l’accessibilità alle cure e accelerare le diagnosi, anche tra le popolazioni più vulnerabili e che hanno un accesso limitato alle strutture mediche.
a cura di Anna Meldolesi
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