Che cosa significa essere ammalati di COVID-19? Parole come “polmonite interstiziale bilaterale” e “tromboembolia” per qualcuno rappresentano una risposta esaustiva mentre altri pensano che la febbre e la perdita del senso del gusto (ageusia), spesso associata alla perdita dell’olfatto (o anosmia), bastino a spiegare i sintomi della patologia suscitata dal nuovo Coronavirus. Ciononostante, queste sono solo tracce superficiali di una battaglia che si combatte in profondità e coinvolge il sistema immunitario, con entrambe le sue linee di difesa, la risposta immunitaria umorale e quella cellulare.
Dalle paludi di Santa Pola (Spagna) a Stoccolma, passando per i laboratori di tutto il mondo: la scoperta e il “viaggio” di CRISPR premiati grazie all’assegnazione del Premio Nobel per la Chimica 2020 a Emmanuelle Charpentier e a Jennifer A. Doudna. Il prestigioso riconoscimento va allo “sviluppo di un metodo di editing genomico” basato su CRISPR, che nel 2012 ha portato alla pubblicazione dell’ormai famoso studio firmato dalle vincitrici del Nobel. La tecnologia, che negli ultimi anni ha avuto un impatto rivoluzionario sulle scienze della vita (e non solo), permette di modificare il genoma di esseri viventi in modo più efficace, veloce e meno costoso rispetto alle altre modalità conosciute.
Proseguono bene i trial delle due terapie geniche sviluppate da Sarepta Therapeutics, per la distrofia muscolare di Duchenne (DMD) e la distrofia muscolare dei cingoli di tipo 2E (LGMD2E). Gli ultimi dati sono stati presentati durante il 25° Congresso Annuale Internazionale della World Muscle Society (WMS), che si è svolto dal 28 settembre al 2 ottobre. L’azienda ha presentato i risultati ottenuti a due anni dalla somministrazione della terapia genica SRP-9001 in quattro bambini DMD. Sul fronte LGMD2E, invece, i risultati si riferiscono a 6 e 18 mesi di follow up per la terapia genica SRP-9003 somministrata su sei bambini e ragazzi. In entrambi i casi è stato evidenziato un miglioramento funzionale nei pazienti e sono state confermate la sicurezza e la tollerabilità delle due terapie sperimentali.
Uno studio dell’IRCCS Ospedale San Raffaele ha evidenziato la possibilità di classificare le diverse forme di sclerosi multipla (SM) attraverso strumenti di intelligenza artificiale. Ogni anno la SM colpisce più di due milioni di persone nel mondo e, proprio per questo motivo, una nuova tecnica per raggiungere una diagnosi accurata e precoce potrebbe migliorare la storia clinica di molti pazienti. Lo studio è stato coordinato dalla dott.ssa Cinthia Farina, Responsabile dell'Unità di Immunobiologia dei Disturbi Neurologici presso l'Istituto di Neurologia Sperimentale del San Raffaele, e i risultati sono stati pubblicati a fine luglio su Cell Reports Medicine.
a cura di Anna Meldolesi
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