Gli specialisti di tutto il mondo attendono aggiornamenti dalla Cina sul primo uomo che ha ricevuto un fegato di maiale geneticamente editato. Ma l’ultimo rene suino trapiantato negli Stati Uniti (di cui OTA ha parlato qui) ha già smesso di funzionare ed è stato rimosso, riportando la paziente in dialisi, come scritto su AP News. E prima di lei altri tre malati americani erano sopravvissuti solo poche settimane all’intervento che aveva riguardato cuore o reni. Tuttavia sarebbe sbagliato concludere che il filone degli xenotrapianti stia deludendo le aspettative: i singoli interventi autorizzati in regime compassionevole hanno impartito a medici e ricercatori lezioni utili in vista delle prime sperimentazioni cliniche che la Food and Drug Administration (FDA) statunitense potrebbe autorizzare nei prossimi anni.
Uno studio clinico di Fase I/II condotto in diversi centri clinici negli Stati Uniti ha valutato gli effetti della somministrazione di EDIT-101, terapia a base di CRISPR, su un singolo occhio di quattordici pazienti (12 adulti e 2 ragazzi) affetti da una forma di amaurosi congenita di Leber (LCA) legata a mutazioni del gene CEP290. I risultati sono stati pubblicati il mese scorso sul The New England Journal of Medicine e dimostrano che il trattamento è sicuro e che ha portato a miglioramenti misurabili della vista in quasi la metà dei partecipanti trattati. Uno dei due pazienti pediatrici, l’undicenne Jacob Peckham, vede molto meglio di prima e la sua storia è stata riportata su CBS News. Purtroppo, Editas Medicine, l’azienda che ha sviluppato la terapia, ha dovuto abbandonare il programma per problemi di sostenibilità economica e il trattamento sul secondo occhio probabilmente non potrà essere effettuato.
Finalmente delle buone notizie per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA): pochi giorni fa la Commissione Europea (CE) ha concesso l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio per tofersen (nome commerciale Qalsody), l’oligonucleotide antisenso sviluppato da Biogen per il trattamento di individui adulti affetti da forme di SLA associate a mutazione del gene SuperOssido Dismutasi 1 (SOD1). Oltre ad essere una vittoria per la comunità di pazienti affetti da SLA, anche se va ricordato che il farmaco è indicato solo per una parte della popolazione SLA, si tratta dell’ennesimo segnale di crescita del settore delle terapie su RNA le quali, ben prima dell’avvento degli ormai famosi vaccini a mRNA, avevano consentito sostanziali balzi avanti nella presa in carico di persone affette da altre malattie rare, come l’atrofia muscolare spinale (SMA).
La tecnologia a RNA sta vivendo un momento d’oro grazie all’arrivo sul mercato di terapie basate sugli oligonucleotidi antisenso (ASO), come quelli per l’atrofia muscolare spinale (SMA), e allo sviluppo dei vaccini a mRNA per il COVID, valsi a Katalin Karikó e Drew Weissman il Premio Nobel per la Medicina 2023. Ma fino a qualche anno fa, le terapie su RNA erano ancora considerate l’underdog del settore, dal momento che - secondo le affermazioni della stessa Karikó nella sua autobiografia - l’mRNA è una matrice particolarmente instabile, che necessita di strutture e condizioni di lavoro complesse e costose. Eppure la situazione pare radicalmente cambiata tanto che si parla di vaccini a mRNA contro tumori, come il glioblastoma, da cui gli attuali protocolli terapeutici offrono ben poche prospettive di guarigione.
a cura di Anna Meldolesi
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