Dall’inizio della pandemia di COVID-19 all’assegnazione del Premio Nobel per la Fisiologia o la Medicina a Karikò e Weissman, l’RNA è stato al centro dell’attenzione del mondo scientifico – e non solo - e lo è ancora. Una molecola che è stata sottovalutata in passato e che ora ha il suo momento di rivalsa, ma che presenta ancora alcune sfide da affrontare. Una caratteristica dell’RNA è la sua breve vita, dato che nel giro di poche ore gli enzimi cellulari presenti nell’organismo umano lo fanno a pezzi. Se questo va bene per il funzionamento di un vaccino – che deve codificare proteine per un lasso ridotto di tempo, necessario a scatenare la risposta immunitaria, e poi può sparire – è invece un problema se si immagina di utilizzarlo come terapia. Ma se si facesse diventare la molecola di RNA di forma circolare per proteggerla dal deterioramento? Un articolo da poco pubblicato su Nature descrive questa tecnica sperimentale.
La radiologia è stata una delle prime specializzazioni in assoluto in cui l’intelligenza artificiale (AI) sia stata utilizzata e, con l’emergere dei software di AI commerciali, sono stati compiuti maggiori sforzi di ricerca per dimostrarne l’efficacia e le possibili applicazioni. Diversi sono gli studi recenti che hanno dimostrato le potenzialità dell’AI in questo ambito: dall’individuazione delle emorragie cerebrali nelle tomografie computerizzate alla lettura delle mammografie, dal rilevamento di fratture ossee all’analisi delle radiografie del torace. Quest’ultimo è il protagonista dello studio pubblicato su npj Digital Medicine, che punta a comprendere se i tempi di lettura delle radiografie del torace possono essere influenzati dalla disponibilità dei risultati dell’analisi dell’immagine fatta dall’AI.
Argomento di dibattito sempre attuale, le cellule staminali sono da molto tempo circondate da un alone mistico: la cura per tutto, la risoluzione di ogni male, il Santo Graal della medicina. Ma è davvero così? Ovviamente no ma, fin troppo spesso i dubbi e le false speranze sono dilagati in maniera incontrollabile. Le informazioni in circolazione – corrette o scorrette che siano - influenza prospettive e scelte delle persone, col rischio di avere conseguenze spiacevoli per la loro salute. È quindi importante coinvolgere tutte le parti interessate nel dialogo pubblico sulla ricerca e applicazioni delle cellule staminali. Fondamentale a questo scopo è il lavoro di società scientifiche internazionali come l’International Society for Stem Cell Research (ISSCR), che da anni condivide informazioni, guide e documenti aggiornati su ciò che concerne le staminali e riflette sull’importanza della comunicazione in questo ambito, come fatto in una riunione le cui riflessioni sono state pubblicate su Stem Cell Reports.
È la frontiera a cui tutti – clinici e ricercatori – ambiscono: sviluppare una terapia a base di cellule CAR-T che sia in grado di colpire ed eliminare i tumori solidi. Ad oggi, infatti, sono state approvate solo CAR-T per i tumori del sangue e da anni si sta cercando di andare oltre, non senza difficoltà. Ogni tanto però qualche passo avanti viene fatto. Uno degli ultimi è stato compiuto dai ricercatori del City of Hope Medical Center in California (Stati Uniti) che hanno testato con successo – in uno studio preclinico – l’efficacia di una terapia con cellule CAR-T contro il cancro ovarico. La ricerca è stata pubblicata lo scorso agosto su Nature Communications.
a cura di Anna Meldolesi
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