È finalmente arrivata anche in Europa l’approvazione condizionale per onasemnogene abeparvovec (con il nome commerciale Zolgensma®), la terapia genica per il trattamento di pazienti con atrofia muscolare spinale (SMA) e diagnosi clinica di SMA di tipo 1; oppure di pazienti con SMA che hanno fino a tre copie del gene SMN2. La comprensione dei meccanismi genetici alla base della SMA e lo sviluppo delle moderne terapie avanzate sta velocemente cambiando la storia della malattia. Mentre risdiplam e nusinersen promuovono la produzione della proteina funzionale, onasemnogene abeparvovec è in grado di correggere il difetto genetico alla base della malattia con un unico trattamento (terapia 'one shot') rivoluzionando il trattamento della malattia genetica neuromuscolare che solo in Europa colpisce 550-600 nuovi nati ogni anno.
Se avete iniziato a leggere queste prime righe è perché il messaggio contenuto nel titolo ha attratto la vostra curiosità - o preoccupazione - e ora cercate una spiegazione del possibile legame tra l’infezione da virus Herpes e l’insorgenza della malattia di Alzheimer. A maggior ragione adesso che, con la pandemia COVID-19 in corso, i virus sono divenuti argomento di interesse mondiale. È noto quanto lo spettro delle manifestazioni cliniche dell’infezione da Herpes simplex sia vario: comprende sia le classiche lesioni cutanee o delle mucose boccali sia, nelle varianti più gravi, encefaliti o meningiti. La necessità di studiare questi casi più severi ha, infatti, reso necessario elaborare un modello cellulare che consentisse di valutare quale relazione vi fosse tra le conseguenze dell’infezione da Herpesvirus a livello del sistema nervoso e la malattia di Alzheimer.
Ci si può rendere immediatamente conto di quanto le terapie a base di cellule CAR-T siano innovative riassumendo i passaggi principali attraverso i quali sono prodotte. Al termine di un processo detto leucaferesi, i linfociti T vengono prelevati dal malato e inviati presso officine di produzione specializzate dove possono essere ingegnerizzati per esprimere in maniera mirata sulla superficie cellulare gli antigeni CAR grazie ai quali, una volta reinfusi nel corpo del paziente, sono in gradi di combattere e uccidere le cellule cancerose. Questo percorso di produzione è estremamente complesso e molto costoso. Su questa base, l’Alleanza Contro il Cancro (AAC) ha rivolto un invito a tutte le realtà farmaceutiche e industriali impegnate in questo settore, a unire le forze con l’obiettivo di abbattere i costi di manifattura e incrementare la capacità produttiva.
C’è una nuova classe di farmaci che sta emergendo per la potenzialità di curare malattie dovute a difetti genetici. Sono le terapie che hanno come bersaglio l’RNA, due delle quali sono già state approvate: una per la cura della amiloidosi ereditaria da transtiretina (hATTR) e l’altra per la porfiria epatica acuta. Altre, come quella per la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), sono tuttora in fase di ricerca preclinica. C’è però una sfida, ancora in parte da affrontare, che riguarda la consegna delle molecole di RNA nelle cellule dove hanno effetto. Per superare questo problema i ricercatori della Lund University in Svezia hanno sviluppato un sistema che si è rivelato efficace anche per far arrivare i farmaci a RNA nei tumori.
a cura di Anna Meldolesi
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